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Il libro, nel suo complesso, si costituisce come un ponte attraverso cui realizzare un incontro strutturato e approfondito tra uno dei temi più discussi e più studiati di questi ultimi anni, quello dei processi traumatici complessi, e la psicologia analitica. Un incontro fin qui mai affrontato organicamente, ma divenuto ineludibile alla luce della centralità, nel corpus teorico junghiano, dei concetti di dissociazione psichica e dei complessi autonomi a tonalità affettiva. Il recente superamento del concetto unitario di trauma ha coinciso infatti con l'identificazione di una tipologia di esperienze traumatiche con caratteristiche specifiche, potenzialmente capaci di indurre quadri psicopatologici complessi e impegnativi, accomunati da alterazioni profonde di tipo dissociativo. L'attenzione rivolta dai clinici e dai ricercatori verso i processi traumatici complessi ha (ri-)portato al centro del dibattito clinico il tema dei fenomeni dissociativi e della dissociabilità psichica, anche attraverso la riscoperta delle straordinarie intuizioni di autori, come Pierre Janet, che per decenni erano stati "dimenticati". Numerosi studi critici, del resto, hanno evidenziato lo stretto collegamento delle idee junghiane al pensiero di Janet, in particolare riguardo alla concezione generale dell'architettura psichica. I concetti junghiani di dissociabilità della psiche e di complesso autonomo a tonalità affettiva appaiono dotati di inesauribile valore euristico e concettualmente (quanto mai) appropriati per l'elaborazione di un modello interpretativo originale, permeabile ai dati clinici e neurobiologici più recenti e dialogante con altri modelli teorico-clinici, che possa supportare sia il lavoro clinico, sia la ricerca e la definizione di forme e modalità d'intervento più appropriate ed efficaci.